Beverly Pepper (1922–2020) è stata una delle più grandi protagoniste della scultura contemporanea, la sua ricerca ha attraversato oltre mezzo secolo, evolvendo dalle opere ancora moderniste, modulari e riflettenti degli anni Sessanta a imponenti interventi su scala ambientale. Con il suo lavoro ha ridefinito il rapporto tra arte, paesaggio e comunità e ha rinnovato il concetto stesso di monumento. Nata a Brooklyn e formatasi tra pittura e design, scelse l'Italia come seconda patria, intrecciando sensibilità americana e radici classiche europee.
La mostra che CUBO le dedicata nelle due sedi di Bologna, a cura di Ilaria Bignotti e Marco Tonelli e in collaborazione con Fondazione Progetti Beverly Pepper, propone un viaggio nell'universo iconico e linguistico dell'artista attraverso sculture, disegni, acquerelli, sketchbook e materiali d'archivio, percorrendo la genesi di una visione artistica in cui ogni forma è concepita come punto di incontro tra corpo e paesaggio, materia e luce, passato e presente: luoghi in cui ciascuno può ritrovare un senso di appartenenza e di partecipazione. Fulcro del percorso sono due opere appartenenti al Patrimonio Artistico del Gruppo Unipol - Virgo Rectangle Twist (1967) e Prisms I (1967–1968) - che segnano un momento decisivo nella ricerca dell'artista, quando la scultura smette di essere semplice oggetto da contemplare. Le superfici specchianti riflettono e comprendono il paesaggio e chi guarda, anticipando la nozione di Connective Art: l'arte come ambito di connessione, permeata di un'energia sottile che avvolge e unisce il fruitore, l'opera e ciò che li circonda.
Nella sua indagine plastica, Beverly Pepper riesce a conciliare opposti e a dissolvere i confini tra discipline e percezioni: la scultura si fa architettura, l'opera include il pubblico, la monumentalità convive con l'intimità, la stabilità con il movimento. Radicamento e apertura, verticalità trascendente e orizzontalità connettiva, materiali industriali e forme archetipiche si intrecciano in un linguaggio in grado di abbracciare e unire dimensioni apparentemente lontane.
Pepper elabora inoltre il concetto di amphisculpture: anfiteatro contemporaneo che unisce scultura, architettura e natura in un'unica esperienza condivisa, e, parallelamente, ripensa il monumento come luogo laico e collettivo, accessibile a tutti, custode di memoria e identità. Questa visione trova una sintesi poetica nel concetto di querencia, parola spagnola che indica il luogo dell'arena dove il toro si sente al sicuro. Le sue sculture sono, quindi, rifugi emotivi e spirituali, che ci accolgono e ci ricordano che esiste sempre uno spazio in cui possiamo ritrovare un senso di appartenenza a qualcosa di più grande.
In Porta Europa, gli acquerelli per lo Spazio Teatro Celle e Cromlech Glen testimoniano la tensione dell'artista verso una scultura ambientale volta a collaborare con la natura; Diagonal Kappa e le fotografie che ritraggono Beverly Pepper al lavoro e davanti all'opera Sulla Senior raccontano l'evoluzione della sua scultura, dal rigore geometrico alla fluidità organica.
In Torre Unipol, i disegni delle celebri Columns evocano l'incontro tra la verticalità arcaica e la modernità del ferro; gli acquerelli per lo Spazio Teatro Celle e la maquette di Amphisculpture per L'Aquila, raccontano la fusione tra paesaggio, scultura e architettura: non solo opere monumentali, ma luoghi di socialità, spazi sicuri in cui ritrovare sé stessi, gli altri e la propria identità condivisa.
In questo contesto, lo Spazio Esterno abbraccia una dimensione sia fisica che immateriale, dove arte, natura e comunità si fondono e l'opera si apre al mondo, generando esperienze condivise che lasciano un segno duraturo nella memoria collettiva.