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Arte

Alessandro Lupi

In a Nutshell

​​​​​​​​In occasione del Decennale della nascita di CUBO, Alessandro Lupi è tra gli artisti selezionati per la call di partecipazione al Concorso di idee per la progettazione e realizzazione di un'opera capace di generare in modo semplice, originale e immediato l'immagine di CUBO, a ciò che rappresenta e ha rappresentato nei suoi 10 anni valorizzandone gli aspetti più caratterizzanti. Il bando è stato vinto dall'artista Stefano Ronccon l'opera DiecialCUBO.

Il progetto In a Nutshell  dell'artista si aggiudica la menzione speciale, ex aequo con l'artista Lidia Bagnoli, per l'originalità e la potenza concettuale e il testo critico Dieci anni al CUBO, per evocazione e per analogia del professor Giovanni Matteucci : ​

"[...] Alessandro Lupi segue la strada dell'analogia con un'opera che vuole richiamare l'attenzione su un complesso di rapporti più ancora che sui singoli elementi utilizzati. Ciò anche in virtù della tipologia del dispositivo: una contenuta e manipolata installazione che consta di tre noci poste in successione in modo da fruttare un (apparente) getto crescente. Appunto perché allestisce componenti già “fabbricate" dalla natura anziché esibire la produzione di oggetti, Lupi rende le dinamiche che si instaurano tra gli elementi più rilevanti degli elementi stessi. E in tale complesso dei rapporti risiede il senso che si vuole esprimere.

Il principio dell'analogia viene innescato dalla similitudine esteriore tra il gheriglio della noce e il cervello umano, entrambi composti da due emisferi di materiale variamente ripiegato su se stesso. Ma allora la progressione delle noci che dà luogo alla proiezione di un getto crescente mirerà a descrivere lo sviluppo del pensiero. Peraltro, per nulla marginale è che la progressione della noce-cervello avvenga come triplicazione, dal momento che il tre non è un numero qualsiasi. Se per tradizione è l'emblema della perfezione, matematicamente il tre è l'esponente che esprime il cubo. Per ulteriore analogia, il dispositivo di Lupi mostra CUBO come una sorta di moltiplicatore di energie che, prendendo spessore con una terza dimensione, genera pensieri. Produce idee, come le tre noci in sistema fanno maturare il getto nelle sue proiezioni.

Il getto si sviluppa estendendosi all'esterno. In altri termini, con la progressione “al cubo" un cervello chiuso nel proprio guscio si tramuta in un pensiero che si inoltra nell'ambiente circostante. La cruciale proiezione del getto al di fuori di gheriglio e guscio esprime allora una mente che si fa parte del mondo, sua rete di senso. Come a dire che la cultura incarnata da CUBO costituisce e implementa un senso del reale, innerva la realtà. La successione qui traduce un principio di ramificazione sempre più estesa e reticolare rispetto allo spazio circostante. A partire da una progressione aritmetica (1, 2, 3) si giunge pertanto a una progressione che è intrinsecamente dinamica e geometrica, spaziale, addirittura tridimensionale.

L'opera è progettata in base a un sapiente mix di tecniche da tempo praticate con destrezza da Lupi attraverso oggetti naturali e con il ricorso a rifrazioni luminose e proiezioni di ombre. In particolare, egli ha sfruttato talvolta le ombre per spiazzare e suscitare una riflessione che arricchisce l'esperienza in corso. Nel nostro caso non si tratta di una riflessione dovuta a sconcerto (come invece capita in altre opere di Lupi, ad esempio quando un pedone da scacchi proietta l'ombra di un cavallo, spiazzando l'osservatore). Non v'è di per sé stranezza o incongruità di natura tra l'oggetto che proietta l'ombra (una noce) e l'ombra stessa (in cui il guscio si arricchisce di un getto). Qui, più che venire sconcertati, si viene invitati a percorrere la progressione e a farla propria “vivendo" l'allungamento dell'ombra. Perde di rilevanza il guscio della noce come tale, che si ripete semplicemente nei tre esemplari, e assume invece importanza la parte più inafferrabile del dispositivo, la proiezione dell'ombra. Allungandosi essa diventa progressivamente la vera protagonista. Il frutto della dinamica è l'estensione che rende lo spazio abitato da un senso possibile e da concretizzare, promesso solo come evanescente eppure in attesa di attuazione. Essenziale è qualcosa di per sé impalpabile, fragile, che non sta in singoli oggetti, ma si deve ai modi in cui si dispiegano le interazioni tra le entità materiali. Nella successione complessiva delle noci con le relative ombre si manifesta una spinta all'estensione, alla crescita, laddove ogni singolo materiale (ciascuna noce) celerebbe al proprio interno il principio del senso proiettato.

Non si sa bene da dove nasca l'ombra che pure progressivamente si allunga fino a imporsi con decisione. Sussiste un enigma: la proiezione dell'ombra, la ramificazione, l'estensione del frutto di questa mente che si va estendendo, tanto prende la scena quanto sembra priva di una vera origine identificabile. È come se vivesse e vigesse esclusivamente in una performata realizzazione luminosa, perno autentico dell'opera. Alla fine, il dispositivo si rivela costituito di pura luce. Gli elementi materici su cui esso appare costruito risultano, corrispettivamente, vettoriali più che scalari. Sono costituiti da una tendenza, posti tra loro in una relazione intrinsecamente dinamica. Prende così ulteriore rilievo una progressione che è allungamento, protensione, performatività, estensione. Dal guscio materico semplicemente replicato sorge una rete di senso quasi virtuale che è tuttavia spazialità densa, non solo quantità perché tiene insieme qualitativamente vettori mai tra loro separati. Perciò la proiezione dell'ombra indica avvicinamento più che fuga, è centripeta più che centrifuga, avvicina e induce a rimanere, a partecipare al gioco luminoso. È invito a persistere che viene rafforzato dalla luminosità prevalente, soffusa e quasi intima, a raccontare un mondo che è ambito di protezione, poiché mostra un orizzonte di chiusura che avvolge quanto accade al suo interno.

Non appare allora estrinseco quanto ha annotato Lupi nel presentare il progetto, insistendo sulla noce come emblema di qualcosa che è racchiuso in un guscio, “in a nutshell". Potremmo anche dire che tale nucleo è un “potenziale" in cerca di “attualità". Infatti, il nesso tra le noci e la proiezione del getto ricalca in fondo l'esempio del seme e della pianta che utilizza Aristotele per spiegare la relazione tra potenziale e attuale. Il seme è in potenza quel che la pianta è in atto. Analogamente, il getto che si proietta è potenziale estrinsecato, espresso, manifestato, dalla progressione “al cubo" delle noci. Nel nutshell c'è già la potenza di un radicamento del getto, secondo un evidente senso di consistenza e di sicurezza rafforzato dal significato simbolico del guscio come protezione. Protezione, però, che non impedisce lo sviluppo, ma che al contrario garantisce la preservazione vitale necessaria per inoltrarsi nel mondo con il coraggio sensato di azzardare. D'altro canto, la cultura della protezione deve andare assieme alla cultura del rischio, se non vuole diventare negazione, anziché promozione, dell'esistenza.​ (Giovanni Matteucci, Dieci anni al CUBO, per evocazione e per analogia, dicembre 2022).



 
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